La storia del pastificio si intreccia profondamente con la storia di Ponte San Giovanni e con quella dei sui abitanti, un legame particolarmente forte negli anziani, che hanno vissuto le fasi di crescita e di declino del pastificio e nei giovani, che per anni hanno guardato affascinati il vecchio stabilimento caduto ormai in rovina. Il molino nasce nel 1874 ad opera di Serafino Bonaca e si impone subito con la sua produzione sui piccoli impianti preesistenti. Dopo alcuni anni viene rilevata dalla ditta Coen e Cavicchi che apporta i primi ammodernamenti e istalla le turbine a vapore. Nel 1896 il molino subisce ingenti danni per lo straripamento del fiume Tevere e nel 1898, a soli due anni di distanza un rovinoso incendio distrugge il molino. Nel 1899 i proprietari inaugurarono il nuovo edificio, dotato di impianto elettrico che nelle ore in cui era sospesa la lavorazione serviva per illuminare il paese. In quel periodo il molino divenne anche pastificio, un passo importante che portò l’azienda ad assumere un ruolo centrale tra le industrie alimentari italiane. Pochi anni dopo, il forte indebitamento causato dalla ricostruzione degli impianti dopo l’incendio, portò l’azienda vicino al fallimento, scampato solo grazie all’intervento del Banco di Perugia che contribuì così anche a salvare l’economia della zona. Il 19 novembre 1907 viene infatti costituita la società “Molino e pastificio di Ponte San Giovanni S.p.a.”.
La nascita della società diede inizio ad un periodo di grande espansione per l’azienda, naturalmente fra gli alti e bassi causati dai due conflitti bellici. Ma nel 1940, durante dei lavori di ammodernamento, un altro terribile incendio distrusse completamente il molino lasciando intatti solo i silos granaio e il pastificio. A seguito dell’incendio si verificarono importanti cambiamenti ai vertici dell’azienda con il passaggio azionario di maggioranza a Plinio Bartoli e a i fratelli Gino e Mario Mignini. Di nuovo si procedette alla ricostruzione del molino e alla messa in moto della produzione. Durante la guerra il pastificio venne bombardato e fatto saltare in aria definitivamente dall’esercito tedesco in ritirata il 17 giugno del 1944. Dopo la guerra e la ricostruzione, il molino e pastificio tornò a produrre sotto la guida della famiglia Mignini, e acquistò sempre più importanza nel panorama delle industrie alimentari italiane. Negli anni ’60 il pastificio produceva dai 500 ai 1000 quintali di pasta al giorno. Gli impianti permettevano la lavorazione di grani teneri, per la produzione di farina, e di grani duri per la produzione di semole e semolini per pasta alimentare. logopastaponteFamosi gli “spaghetti alla chitarra” del pastificio Ponte e gli altri prodotti che venivano venduti in tutta Italia e anche sui mercati esteri europei e extraeuropei. Nel 1985 l’azienda è ceduta ad una multinazionale ed il pastificio diviene sede direzionale del colosso Panzani-Ponte-Liebig che comprende altri 4 stabilimenti. Il 12 giugno 1989 infine l’ennesima tragedia, un altro gigantesco incendio, probabilmente causato da un corto circuito, ha semidistrutto il pastificio accorciando così la sua chiusura definitiva che avverrà pochi anni dopo fino alla totale demolizione degli edifici avvenuta il 4 luglio 2009 sotto gli occhi di tanti ponteggiani curiosi e commossi per la scomparsa di un simbolo davvero importante.
Nella foto in alto la squadra di ciclismo sponsorizzata Pasta Ponte (foto archivio Giordano Giorgetti)
Sembra impossibile ma il marchio “PONTE” è stato anche il primo sponsor a comparire sulle maglie dei calciatori di una squadra del campionato di calcio di serie A in Italia.
Nel campionato 1979/80 infatti, il Perugia dei miracoli, sotto la guida dello storico presidente D’Attoma, diventa la prima squadra di calcio a scendere in campo durante una gara del massimo campionato con uno sponsor sulla maglia. Il presidente D’Attoma infatti, vuole portare il grande giocatore Paolo Rossi a Perugia e per farlo passa per i cavilli dei regolamenti federali. Propone infatti al Pastificio Ponte di finanziare la squadra in cambio della presenza del logo “PONTE” sulle maglie dei giocatori. D’Attoma apre la strada verso un nuovo modo di fare calcio; è l’inventore dello sponsor.
La federazione però multa il Perugia dicendo che sulle maglie può comparire solo il logo dell’azienda che le fabbrica, lo sponsor tecnico diciamo. L’articolo 16 del regolamento della federazione calcistica vietava infatti l’inserimento di loghi e sponsor sulle maglie dei giocatori, ma prevedeva però la possibilità che sulle maglie comparisse, per un massimo di 12 centimentri quadrati, il nome dello sponsor tecnico, cioè di colui che firma la linea d’abbigliamento. L’intraprendente e ingegnoso industriale dell’abbigliamento sportivo D’Attoma allora cosa fa, si inventa la linea “Ponte Sportwear” rendendo possibile l’esposizione del marchio sulle maglie dei calciatori. Così, dietro l’esborso di 400 milioni di lire, la Ponte affittò la maglia degli umbri utilizzando quei 12 preziosissimi centimenri quadrati per farsi pubblicità. Funziona, tanti soldi arrivano nelle casse del Perugia che nonostante la multa di 20 milioni di lire, potrà permettersi il colpo di mercato dell’anno pagando il prestito del cannoniere Paolo Rossi dal Vicenza. Dopo tale accaduto la FIGC, approvò un regolamento che dal 1981 diede via libera alle sponsorizzazioni sulle maglie dei calciatori.