la storia di ponte san giovanni
gli etruschi
e il fiume tevere
Ponte San Giovanni sorge sulla sponda destra del fiume Tevere, terra etrusca, ai piedi del colle che ospita Perugia su di un terreno di sabbia fine ed argilla che testimonia la presenza del fiume Tevere (Paleotevere) già due milioni di anni fa, quando una frattura del terreno formò il colle di Perugia e contemporaneamente delineò i quattro fossi perugini: il Rio, il Bulagaio, il Fosso di Pretola e il Fosso di Santa Margherita, che è in linea diretta con il sito di Ponte San Giovanni. Il fiume Tevere ha da sempre avuto un’estrema rilevanza sugli sviluppi e sulla storia del territorio perugino, come mezzo per veicolare uomini, merci e culture. Il fiume fungeva da divisione naturale tra le popolazioni etrusche, che si trovavano sulla sponda destra (Etruria), dalle popolazioni umbre insediate sulla sponda sinistra (Umbria), ma soprattutto come luogo di contatto per lo scambio di beni e di prodotti.
L’area su cui sorge Ponte san Giovanni rappresentava una delle due vie di accesso al fiume insieme a quella di Ponte Valleceppi. Dall’etrusca Porta Marzia possiamo infatti tracciare la via che porta a Ponte San Giovanni, incontrando le numerose aree sepolcrali che si trovano lungo la strada: Frontone, San Costanzo, Piscille, la necropoli del Palazzone, Casaglia, Ponticello di Campo e Montevile. La massiccia presenza di necropoli fa presumere l’esistenza di vari nuclei abitativi insediati in un territorio appetibile proprio per la sua vicinanza al fiume Tevere.
I ricchi ritrovamenti archeologici avvenuti nella zona di Ponte San Giovanni denotano il forte potere d’attrazione esercitato dalla valle tiberina sia come canale di comunicazione sia come favorevole spazio agricolo. La presenza di necropoli piuttosto dense, come ad esempio quella del Palazzone, fa presupporre la presenza di veri e propri sobborghi densamente abitati. Tuttavia è difficile ipotizzare in epoca remota un centro abitato distinto da Perugia lungo le rive del Tevere, anche perché l’influenza di Perugia, che era diventata una città importante e che faceva parte della Lega dei XII popoli etruschi, si spingeva sia verso l’Alta Valle del tevere che verso l’opposta sponda, in pieno territorio umbro. Un altro importante fattore che ha contribuito allo sviluppo della zona di Ponte San Giovanni è la fertilità del suolo e le potenzialità agricole che derivano dalla sua conformazione pianeggiante.
I primi abitanti etruschi
Il primo nucleo abitato sorto nell’area dell’attuale Ponte San Giovanni sorgeva sulla sponda destra del fiume Tevere, dominata dagli Etruschi, e si configurò probabilmente come porto fluviale di modeste dimensioni. Il porto andava sorvegliato costantemente come provano le Grotte di Monte Vile le quali, partendo dal colle che sovrasta il Tevere scendevano fino alle sue rive, costituendo un grandioso esempio di sistema fortificato del tempo con funzioni sia di difesa che di offesa.
Per la posizione strategica e per agevolare il passaggio tra le due sponde, venne costruito un ponte, il Ponte Vecchio. Il ponte venne ricostruito in più momenti, prima in epoca medioevale e poi nel Quattrocento; venne poi distrutto definitivamente nel 1944 durante la Seconda Guerra mondiale.
La zona di Ponte San Giovanni entra nelle attenzioni degli studiosi già dai primi anni dell’ 800, dopo il ritrovamento di due ipogei etruschi.
Nel 1840, in occasione degli scavi per la costruzione della nuova via Cortonese nel tratto Ponte San Giovanni – Piscille, vennero fatti dei sensazionali ritrovamenti archeologici che comprendevano oltre alla scoperta di numerose urnette funerarie e alcune tombe a fossa, l’importante scoperta dell’imponente ipogeo della famiglia etrusca dei Volumni. La campagna di scavi proseguì fino al 1847, portando alla luce circa un centinaio di tombe ipogee. Dopo anni di degrado dell’area archeologica, nel 1918, si procedette alla sistemazione della zona dell’ipogeo dei Volumni e alla creazione del museo funerario del Palazzone. Altri ritrovamenti vennero fatti intorno agli anni Settanta durante la costruzione della linea a ferroviaria Ponte San Giovanni – Piscille, che passa proprio a ridosso del sepolcro dei Volumni.
I reperti rinvenuti e le sepolture sono databili dal VI secolo a.C. fino agli inizi del I secolo d.c., mentre la maggior parte dei reperti rinvenuti è databile fra il III e il I secolo a.C., periodo in cui si registrò un sensibile aumento demografico che terminò nel momento in cui la civiltà etrusca venne messa in crisi dall’ espansione di Roma. Già dal 90 a.C. si era infatti imposto l’imperialismo culturale di Roma determinando la progressiva scomparsa dell’uso della lingua e dell’alfabeto etrusco. Conseguentemente al processo di decadenza della civiltà etrusca, il territorio del ponteggiano entrava in una crisi profonda che vide il proprio termine solo nei primi secoli del nuovo millennio con l’avvento di strutture insediative stabili legate all’organizzazione ecclesiastica delle abbazie, delle pievi e successivamente delle parrocchie.
Nella foto a sinistra la pianta dell’Ipogeo dei Volumni.
Ponte San Giovanni sorge sulla sponda destra del fiume Tevere, terra etrusca, ai piedi del colle che ospita Perugia su di un terreno di sabbia fine ed argilla che testimonia la presenza del fiume Tevere (Paleotevere) già due milioni di anni fa, quando una frattura del terreno formò il colle di Perugia e contemporaneamente delineò i quattro fossi perugini: il Rio, il Bulagaio, il Fosso di Pretola e il Fosso di Santa Margherita, che è in linea diretta con il sito di Ponte San Giovanni. Il fiume Tevere ha da sempre avuto un’estrema rilevanza sugli sviluppi e sulla storia del territorio perugino, come mezzo per veicolare uomini, merci e culture. Il fiume fungeva da divisione naturale tra le popolazioni etrusche, che si trovavano sulla sponda destra (Etruria), dalle popolazioni umbre insediate sulla sponda sinistra (Umbria), ma soprattutto come luogo di contatto per lo scambio di beni e di prodotti.
L’area su cui sorge Ponte san Giovanni rappresentava una delle due vie di accesso al fiume insieme a quella di Ponte Valleceppi. Dall’etrusca Porta Marzia possiamo infatti tracciare la via che porta a Ponte San Giovanni, incontrando le numerose aree sepolcrali che si trovano lungo la strada: Frontone, San Costanzo, Piscille, la necropoli del Palazzone, Casaglia, Ponticello di Campo e Montevile. La massiccia presenza di necropoli fa presumere l’esistenza di vari nuclei abitativi insediati in un territorio appetibile proprio per la sua vicinanza al fiume Tevere.
I ricchi ritrovamenti archeologici avvenuti nella zona di Ponte San Giovanni denotano il forte potere d’attrazione esercitato dalla valle tiberina sia come canale di comunicazione sia come favorevole spazio agricolo. La presenza di necropoli piuttosto dense, come ad esempio quella del Palazzone, fa presupporre la presenza di veri e propri sobborghi densamente abitati. Tuttavia è difficile ipotizzare in epoca remota un centro abitato distinto da Perugia lungo le rive del Tevere, anche perché l’influenza di Perugia, che era diventata una città importante e che faceva parte della Lega dei XII popoli etruschi, si spingeva sia verso l’Alta Valle del tevere che verso l’opposta sponda, in pieno territorio umbro. Un altro importante fattore che ha contribuito allo sviluppo della zona di Ponte San Giovanni è la fertilità del suolo e le potenzialità agricole che derivano dalla sua conformazione pianeggiante.
I primi abitanti etruschi
Il primo nucleo abitato sorto nell’area dell’attuale Ponte San Giovanni sorgeva sulla sponda destra del fiume Tevere, dominata dagli Etruschi, e si configurò probabilmente come porto fluviale di modeste dimensioni. Il porto andava sorvegliato costantemente come provano le Grotte di Monte Vile le quali, partendo dal colle che sovrasta il Tevere scendevano fino alle sue rive, costituendo un grandioso esempio di sistema fortificato del tempo con funzioni sia di difesa che di offesa.
Per la posizione strategica e per agevolare il passaggio tra le due sponde, venne costruito un ponte, il Ponte Vecchio. Il ponte venne ricostruito in più momenti, prima in epoca medioevale e poi nel Quattrocento; venne poi distrutto definitivamente nel 1944 durante la Seconda Guerra mondiale.
La zona di Ponte San Giovanni entra nelle attenzioni degli studiosi già dai primi anni dell’ 800, dopo il ritrovamento di due ipogei etruschi.
Nel 1840, in occasione degli scavi per la costruzione della nuova via Cortonese nel tratto Ponte San Giovanni – Piscille, vennero fatti dei sensazionali ritrovamenti archeologici che comprendevano oltre alla scoperta di numerose urnette funerarie e alcune tombe a fossa, l’importante scoperta dell’imponente ipogeo della famiglia etrusca dei Volumni. La campagna di scavi proseguì fino al 1847, portando alla luce circa un centinaio di tombe ipogee. Dopo anni di degrado dell’area archeologica, nel 1918, si procedette alla sistemazione della zona dell’ipogeo dei Volumni e alla creazione del museo funerario del Palazzone. Altri ritrovamenti vennero fatti intorno agli anni Settanta durante la costruzione della linea a ferroviaria Ponte San Giovanni – Piscille, che passa proprio a ridosso del sepolcro dei Volumni.
I reperti rinvenuti e le sepolture sono databili dal VI secolo a.C. fino agli inizi del I secolo d.c., mentre la maggior parte dei reperti rinvenuti è databile fra il III e il I secolo a.C., periodo in cui si registrò un sensibile aumento demografico che terminò nel momento in cui la civiltà etrusca venne messa in crisi dall’ espansione di Roma. Già dal 90 a.C. si era infatti imposto l’imperialismo culturale di Roma determinando la progressiva scomparsa dell’uso della lingua e dell’alfabeto etrusco. Conseguentemente al processo di decadenza della civiltà etrusca, il territorio del ponteggiano entrava in una crisi profonda che vide il proprio termine solo nei primi secoli del nuovo millennio con l’avvento di strutture insediative stabili legate all’organizzazione ecclesiastica delle abbazie, delle pievi e successivamente delle parrocchie.
Nella foto a sinistra la pianta dell’Ipogeo dei Volumni.